71a Borsa Scambio Verona

Grazie a tutti e a tutte per aver partecipato alla 71^ Borsa Scambio domenica 24 aprile a Verona. Dopo due anni di attesa, avevamo tutti e tutte voglia di rivederci a Verona.
Grazie agli amici collezionisti di sempre, ai nuovi espositori, al gruppo Modellismo statico 1/43, al mega shop di Pit Stop, a chi è venuto con bambole, soldatini, modellini, giocattoli di latta, robot, giostrine, pupazzi, quadri e lampade colorate.
Grazie per la festosa giornata.
Fra i pezzi esposti domenica le automobiline, quelle che pesavano quanto una mela e nelle vetrine ordinate dei giocattolai anni Cinquanta facevano le superbe con quei colori sgargianti, gialli, rossi, verdi e blu: le Dinky Toys, letteralmente graziosi giocattoli, che rubavano la scena ai trenini, ai cavalli a dondolo, ai soldatini con le facce tristi. Lunghe una decina di centimetri, pesanti come il piombo, le Dinky riuscivano sempre a bucare le tasche dei pantaloni anche se le gomme erano morbide, neppure l’ombra del battistrada. Alla fine degli anni Cinquanta, epoca del loro massimo splendore, costavano 600 lire, una cifra. Ma era difficile resistere alle miniature delle auto che Hollywood portava nelle case italiane con i film della Fox e della Mayer. La Ford Sedan di Humphrey Bogart? Eccola in versione bicolore. La Plymouth del biondo Richard Widmark? Servita. La Triumph di Cary Grant? C’era pure lei, modello spyder.
I visitatori hanno trovato i bolidi in scala ridotta che facevano vincere Fangio e Ascari. Hanno potuto navigare sull’Andrea Doria o volare sui quadrimotori transoceanici. A fare bella mostra di sé sui tavoli c’erano soldatini di piombo, pure di plastica, per far tornare sdraiati a terra in interminabili guerre, e poi distrarsi per un paio di gambe affusolate, il trucco e l’acconciatura impeccabili, e di chi? se non della mitica Barbie della bambina del piano di sopra, per la quale (bambina), si poteva tranquillamente perdere la guerra! Dagli scaffali degli espositori più arditi pendevano robot e navicelle spaziali, quasi sempre giapponesi degli anni ‘50, per osare l’impossibile e incontrare un omino dalla pelle verde.
Come nella fiaba dello Schiaccianoci: una magia e tutto si anima. Un mondo di sentimenti, quello delle borse, che strizza l’occhio al portafogli per catturare e conservare il profumo di un momento. C’è l’avvocato di grido che colleziona bambole e teatrini e ha trasformato la sua casa in museo; c’è l’artista che dipinge solo balocchi d’antan; c’è l’ex vigile del fuoco che cerca l’autobotte come quella che ha guidato per tanti anni. Ma quel che più conta è l’occasione per generazioni diverse di stare insieme raccontandosi le proprie storie, perché un bambino che non gioca è un piccolo infelice e un adulto che non gioca ha perduto il bambino che aveva in sé.